Archive for Marzo, 2010
31 Marzo 2010
Tags: a esche, a sfregatoio, accendiesca, acciaio, acciarino, aria pneumatica, assalini-acciarino, assalino, Auer von Melbach, bati-assalini, compressione adiabatica, F. J. Fénian, fiammiferi, focile, focus, fògola, fogolènda, folandieri, folenda, fomes fomentarius, fosforici, fucile, fungo-esca, fuoco, Gustaf Erik Pasch, J. J. L. Chancel, Johan Edvard Lundström, John Walker, Leonardo da Vinci, luciferi, mummia di Similaun, ossigeno, Otzi, pietra d'archibugio, pietra focaia, pietra-folenda, pietrina, pirite, Pyrodes di Cilicia, quarzite, selce piromaca, sodio, svedesi, zolfanello
- Vecchio Acciarino a Pietrina
Accendere il fuoco, ai nostri tempi, è cosa facile e ovvia con molteplici metodi possibili, dai fiammiferi agli accendini.
Una volta, la faccenda era diversa.
Fino alla fine del diciannovesimo secolo, i fiammiferi erano ancora cose rare e a volte pericolose.
L’accensione del fuoco avveniva con metodi che oggi sono staticompletamente dimenticati.
Le prime testimonianze archeologiche di focolari primitivi risalgono a circa 500.000 anni fa.
Sembra però che il controllo del fuoco divenne più frequente intorno ai 250.000 anni fa.
All’inizio, gli uomini primitivi sfruttavano fuochi accesi da cause naturali, quali fulmini o eruzioni vulcaniche, soltanto più recentemente essi impararono ad accenderlo da soli.
Vi siete mai chiesti come facessero gli uomini primitivi ad accendere il fuoco dal momento che non avevano fiammiferi nè tanto meno accendini a gas?
Eppure ci riuscivano! Poichè non vivevano in case confortevoli e dotate di riscaldamento come le nostre, ma vivevano in capanne esposte ai gelidi venti invernali, alla pioggia e alla neve, essi erano certamente molto più motivati di noi ad avere un fuoco
acceso. Di questo si avvantaggiarono soprattutto gli uomini che dall’Africa si erano stanziati in zone climatiche più fredde quali l’Europa e l’Asia.
Il fuoco non significava solo potersi scaldare, ma anche potere cuocere del cibo e mangiare qualcosa di caldo. Poteva servire anche per avere un po’ di luce di notte e soprattutto per tenere lontane i grandi carnivori.
Il fuoco serviva anche agli antichi sacerdoti perchè attraverso le sue fiamme parlava loro di cose successe in tempi remoti e di cose che sarebbero avvenute in un lontano futuro.
Insomma, bisognava saperlo accendere!
Gli uomini primitivi seguivano mandrie di animali durante le loro migrazioni e sapevano anche come portare con sè delle braci in un apposito
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30 Marzo 2010
Tags: brevetto, bulbo di vetro, Cuboflash, emulsioni pancromatiche, Erwin Quedenfeldt, Exakta, fill-in, flash, General Electric, H. F. Talbot, Johannes Ostermeier, John Mc Clellan, lampada la magnesio, lampada Vakublitz, lampeggiatore, luce, magnesio, Paul Vierkotter, Philips, Photoflux, Sashalite, storia, transistor, zenon
Antico Flash alMagnesio
Sempre su una bancherella di un mercatino, un giorno ho trovato questo simpatico articolo : si tratta di un flash per macchina fotografica, marcato “G.Minisini” e brevettato e risalente alla fine del 1800.
Il flash o lampeggiatore è un apparecchio in grado di emettere lampi di luce per un breve lasso di tempo, in sincronia con il periodo di apertura dell’otturatore di una macchina fotografica.
Originariamente il flash era costituito da una torcia sulla quale era posta polvere di magnesio cui veniva dato fuoco per generare il lampo luminoso.
Attualmente impiega essenzialmente una lampada allo xeno.
Oggi in commercio è possibile trovare flash elettronici di varia potenza (espressa in numero guida o in Joule) e con molteplici funzioni, spesso regolate da centraline computerizzate, in grado di garantire la perfetta illuminazione
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29 Marzo 2010
Tags: banda stagnata, Collezioni, cromolitografate, La Casa delle Antiche Scatole di Latta, scatole di latta, storia
La mia minicollezione di scatole di latta
Oggi parliamo di un’altra delle mie mille piccole passioni, un’altra cioè delle mie mini – collezioni.
Parliano delle scatole di latta…
Anche le bellissime scatole di latta del passato, ora molto apprezzate dai collezionisti, raccontano la storia dei nostri avi, i loro interessi ed il loro gusto.
Per questo ci sono oggi tanti appassionati che le collezionano e ne studiano stile, periodo storico di diffusione, forma e artista al quale si deve la decorazione….
Una passione che probabilmente è molto simile a quella di chi raccoglie lamette da barba o cartoline…
Ebbero diffusione tra la fine dell’Ottocento e gli anni quaranta del Novecento.
La mia minicollezione di scatole di latta
Nate per contenere dolci, biscotti, prodotti farmaceutici e cosmetici, assunsero un importante valore pubblicitario per le ditte produttrici, che talvolta si rivolgevano a veri e propri artisti per la realizzazione delle illustrazioni.
Ricchissime di immagini e di colori, piene di ornamenti dorati o più semplici e severe, esse ebbero il doppio compito
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24 Marzo 2010
Tags: Champagne, decortica, demaschiatura, fellogeno, femmina, Forest Stewardship Council, gentile, invecchiamento, isolante, maschio, Museo Del Vetro e Della Bottiglia, proprieta, Qualità FSC, quercia da sughero, Quercus suber, scorzini, sentore di tappo, storia, suberina, sugherete, sughero, sugherone, tappi, tappo a corona, tappo a vite, tappo di plastica, tappo di vetro
Attrezzo percreare tappi o guarnizioni di sughero
Ieri abbiamo parlato del cavatappi e della sua storia ( Vedi post ). E come vi avevo già anticipato, oggi parliamo del tappo.
Apriamo l’argomento con questo attrezzo dell’800, che serviva proprio per ritagliare tappi o guarnizioni di sughero il cui funzionamento è molto chiaro dalle immagini.
Forse qualche riflessione in più, è meglio farla sul materiale con cui vengono fatti i tappi e visto che la maggior parte sono fatti di sughero, parleremo anche di questo.
Proprio riguardo al tappo di sughero, il mondo del vino è precipitato in una profonda diatriba: c’è chi crede che sia l’unico sigillo valido da apporre alla bottiglia, e chi non è affatto dello stesso avviso e propone di fare un passo avanti nella tecnologia utilizzando qualcosa di più affidabile.
Del resto, per ottenere un prodotto enologico di qualità, è indispensabile miscelare sapientemente la competenza e le applicazioni tecnologiche con la poesia e la passione : la realizzazione di un vino non deve essere solo perfetto e prevedibile, ma con un’anima, capace di regalare emozioni.
Molte di queste innovazioni tecnologiche hanno riguardato nel tempo i contenitori utilizzati per contenere e trasportare il vino, così come lo strumento per sigillarli.
La bottiglia di vetro è stata importante nella storia del vino, poiché permette un invecchiamento a lungo termine del vino. Il vetro ha tutte le qualità richieste per una lunga conservazione: trasparente, igienico e riesce ad escludere completamente l’aria. Diede anche il via all’imbottigliamento diretto da parte del produttore, piuttosto che da parte del mercante di vino.
In precedenza il vino veniva venduto a barili (e ancor prima in anfore) ed eventualmente imbottigliato solo nella bottega del mercante. Le prime tracce storiche inerenti alle origini della bottiglia in vetro risalgono al I secolo d.C., quando nei territori siriani vennero realizzati, per la prima volta, piccoli contenitori di vetro tramite la tecnica del soffio nella pasta semi-liquida, che divergevano dai prodotti precedenti, tipicamente a forma di anfore e brocche e aventi pareti notevolmente più spesse a causa del procedimento tecnico tradizionale della colata del vetro in stampi….e da allora le cose non cambiarono poi di molto, tranne forse che per le forme e il colore.
Ricordo anche, come spiegato nel post di ieri, che per un certo tempo la bottiglia di vetro venne anche vietata per il commercio del vino.
Interessante sapere che esiste anche il “Museo Del Vetro e Della Bottiglia” a Sant’Angelo ScaloMontalcino (Siena).
A partire dalla metà del secondo millennio, invece, l’idea di usufruire della corteccia della quercia da sughero per garantirne la corretta conservazione nella chiusura, dischiuse scenari inimmaginabili
Antico attrezzoper creare tappi o guarnizioni di sughero
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23 Marzo 2010
Tags: a campana, a doppia vite, a rubinetto, a vite, ad avvitamento, cavatappi, cavaturaccioli, Christie's, collezione, da cameriere, l'Associazione Italiana Collezionisti Cavatappi, leva tappi, Messrs Holtzapffel di Charing Cross, modello a farfalla, Samuel Henshall, stappabottiglie, sturabottiglie, tascabile, tirabissun, tirabuscion, verga attorcigliata
Mini Collezionedi Cavatappi
Oggi vi parlo di un’altra delle mie mini collezioni….. quella dei cavatappi.
Si chiama cavatappi, ma qualcuno lo chiama leva tappi, stappa bottiglie, sturabottiglie o cavaturaccioli, in dialetto piemontese è il tirabuscion o tirabissun, in genovese tirabisciùn, in napoletano o emiliano tirabusciò ma a Cesena-Gambettola lo chiamano tirabussòn… in toscano stappino, apribottiglie, cavaturaccioli, tirabusciò (da alcuni anziani), in calabrese stippabuttiglia mentre in barese si dice “u apr’bottiglj” (l’apribottiglia).
Ma qualunque sia il suo nome, l’utilizzo è quello di levare i tappi alle bottiglie e in particolare a quelle di vino.
Un piccolo utensile che conserviamo nel cassetto della cucina, quasi insignificante eppure indispensabile strumento domestico che utilizziamo quotidianamente.
Ma per chi apprezza i piaceri della tavola e il buon vino aprire una bottiglia è quasi un rito che richiede dei movimenti particolari e che in quel semplice gesto di stappare una bottiglia di vino ne fanno un’arte così
come arte sarà poi il versarlo nei bicchieri o nei calici.
La passione quindi per questo accessorio vanta collezionisti in tutto il mondo, libri e anche interessanti musei ( ricordo inoltre l’Associazione Italiana Collezionisti Cavatappi ).
Ma come nasce il cavatappi e quando e dove ?
Inizialmente i contenitori in vetro servivano per conservare la birra e il sidro, boccette piccole erano usate per i profumi e i medicinali, ma anche per l’inchiostro, mentre l’utilizzo come contenitore per il vino si ebbe solo più tardi.
Mini Collezionedi Cavatappi
All’inizio del XVIII secolo il contenitore di vetro a bottiglia era un oggetto raro, costoso, fragile e dalla capacità non sempre uguale. In Italia sino al 1728 il commercio del vino
in
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20 Marzo 2010
Tags: Baden, Junker & Ruh, Karlsruhe, macchina da cucire, Renania
Antica macchina da cucire Renania della Junker & Ruh
Devo ammettere che non è in perfette condizioni e che avrebbe bisogno di un piccolo restauro. Ma quando l’ho trovata in un mercatino mi è piacciuta molto.
Forse per la sua meccanica “robusta”.
E’ infatti di fabbricazione tedesca, e questa risale al 1878.
Antica macchina da cucire Renania della Junker & Ruh
La Junker e Ruh è stata fondata nel 1870 a Karlsruhe, Baden.
Ha toccato in qualche periodo anche i 1.200 dipendenti.
Ha da sempre lavorato nel settore della macchina da cucire e e delle stufe americane, cioè le stufe a gas (per questo aveva una fabbrica (more…)
19 Marzo 2010
Tags: Carabinieri, catenella, chiave, coercizione fisica, double-lock, lucchetto, manette, polso, serratura
Antiche manettea catenella
Antiche manette a catenella, ex dotazione delle forze dell’ordine dalla fine del 1800 a circa 30-40 anni orsono, complete di lucchetto e chiave.
Le manette sono uno dei mezzi di coercizione fisica, e rappresentano lo strumento finalizzato ad immobilizzare quei soggetti che sono potenzialmente od effettivamente aggressivi e pericolosi.
Non esiste legge o regolamento che indichi quando è opportuno o meno l’utilizzo delle stesse ma è l’interpretazione dell’agente operante l’elemento che innesca il processo della limitazione della libertà personale.
Già comunque nei regolamenti del 1911 dei Carabinieri ora non più in vigore si fanno notare i riguardi dovuti all’umanità !
Generalmente sono formate da due semi-strutture di forma ovoidale, collegate da una catena o da una sorta di cardine. Ciascuna semi-struttura ha un elemento rotante che si innesta su un settore dentato al fine di agganciare stabilmente ed in modo rapido e pratico il polso della persona. Senza chiave, il soggetto “vincolato” non riesce ad allontanare le mani una dall’altra per più che pochi centimetri, rendendo difficoltosa,
Antiche manettea catenella
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18 Marzo 2010
Tags: affilalamette, bachelite, centrifuga, cracola, raganella, Rotor, strocciarranas, Troccola
Affilalamette in Ferro e Bachelite Rotor
Vi avevo già parlato delle lamette da barba e delle collezionisti di lamette (vedi post) , e vi avevo già parlato di un affila lamette a corda in bachelite (vedi post) . Quindi oggi passiamo direttamente ad un nuovo articolo, un po’ particolare.
Si tratta di un altro affila lamette in ferro e bachelite ( vedi precedente posto cos’è la bachelite ) a centrifuga.
L’utilizzo di questo strumento è piuttosto semplice : si inserisce la lametta nell’apposita sede e la si blocca. A questo punto si inizia con il movimento delle mani a farlo ruotare. La lametta in questo modo si struscia sul pezzo in
bachelite e in questo modo si affila.
A dire il vero più che un affilalamette sembra
Affilalamette in Ferro e Bachelite Rotor
quasi una “raganella”.
Ve la ricordate ?
La raganella è uno strumento musicale idiofono dal suono simile al gracidio delle rane, da cui il nome.
È costituita da una ruota di legno dentata e montata su di un perno che serve da manico. Agitando il manico, la ruota gira, strisciando contro una lamina di legno o metallo e producendo il caratteristico suono. Assai diffusa come strumento popolare, la raganella è talvolta usata anche in orchestra. Usato anche durante la settimana santa, aveva la funzione di richiamare, di svegliare (more…)
17 Marzo 2010
Tags: Acid-Butyrometry, acqua, bilancia, burro, butirrometro, Dr. N. Gerber 's Acid-Butyrometry Ltd., Dr. N. Gerber' s mbH Zurigo e Lipsia, Leipzig, Metodo Gerber, Niklaus Gerber, United Dairies of Zurich
Bilancia pesa acqua nel burro Gerber
Tra le varie bilance in mio possesso c’è anche questo articolo che ritengo interessante.
E’ una bilancia in grado di pesare la quantità di acqua presente nel burro. A dire il vero il termine giusto è determinare la percentuale di acqua presente nel burro.
E’ la Bilancia modello Superior A – Fabbrica Prodotti Chimici Dr.Vittorio Sacco – Milano.
Riporta poi una etichetta interessante : Dr.Gerber Original.
Chie era costui ?
Niklaus Gerber nacque nel 1850 ed era un chimico svizzero che studiò all’università di Berna e di Zurigo, ma anche a Parigi e Monaco e si specializzò nell’ambiente lattiero-caseari.
Nel 1887 fondò la United Dairies of Zurich, che studiava principalmente tutti i problemi nel commercio del latte e derivati :
la qualità del latte crudo, l’igiene, le frodi commerciali di chi diluiva il latte con l’acqua e quindi i test che si potevano eseguire per testare la qualità dello stesso.
Nel 1892 sviluppò e brevetto un metodo di analisi del grasso contenuto nel latte relativamente pratico
Bilancia pesa acqua nel burro Gerber
e veloce chiamato in principio “Acid-Butyrometry” e successivamente Metodo Gerber.
La determinazione della percentuale di grasso nel latte è (more…)
16 Marzo 2010
Tags: buco, calzini, collants, cucire, di alabastro, di legno, ovetto, rammendare, riparare, uovo
L'ovetto dilegno per rammendare i calzini
Qualche giorno fa, mentre scrivevo l’articolo sulla macchina da cucire, quando parlavo delle giovani ( e forse anche meno giovani) d’oggi e della passione per il cucito, mi è tornato per la mente un oggetto che spesso appariva nei cestino per il cucito, in mezzo a forbici, ditali, aghi e fili vari, spille di sicurezza etc….
Parlo dell’uovo o ovetto per rammendare o riparare i calzini.
Ci sono ancora donne che lo usano?
A casa mia ho ancora quello di mia madre, ma mia moglie non l’ha mai adoperato (anche lei era una di quelle che non hanno questa passione).
Penso che ormai sia un oggetto di antiquariato e lo trattiamo per tale, certo che le nuove generazioni forse non sa a che cosa serve; quando al mercato vendono 3 paia di calzini a 4 euro, vale la pena ripare quelli rotti??
Con i tempi che corrono certamente si, ed in futuro ancora di più se continua così, per molte persone…
L'ovetto dilegno per rammendare i calzini
A volte nelle cucitura della punta dei calzini o nei talloni si creano dei buchi dovuti spesso (more…)
15 Marzo 2010
Tags: bachelite, gioco, Junior Projector, proiettore, View-Master Sawyer's
ProiettoreView-Master Sawyer's Junior Projector
E’ sempre un piacere rispolverare qualche ricordo, e ancora di più se questo è legato alla propria infanzia o al fascino prodotto dai racconti degli anziani e dal loro riproporsi come legante tra quello che è stato il nostro passato con il nostro presente.
E anche i meno giovani sembrano ritornare bambini al richiamo dei ricordi di gioventù.
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E’ così anche oggi rispolveriamo un vecchio gioco….
E si, basta proprio poco per ritrovarsi e riscoprirsi ragazzi, o addirittura bambini, magari intorno a una trottola, o più semplicemente farsi trasportare dal vento insieme ad un aquilone costruito da mani sapienti o in tanti altri modi a noi spesso sconosciuti ma che hanno visto crescere in quegli stessi quartieri in cui abitiamo noi, i nostri genitori ed ancor prima i nostri nonni. Quartieri che forse una volta erano “contrade”. Ma non cambiava comunque il fatto che quando qualcuno aveva un gioco come questo, spesso ci si radunava
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14 Marzo 2010
Tags: brevetto, Clark & Co, cucito, Isaac Merrit Singer, Johnson, macchina da cucire, New Home Sewing Machine Company, punto a catenella, rocchetto rotante, storia, The Gold Medal, The improved Dolly Varden, Thomas Saint
Antica Macchina da Cucire The Improved Dolly Varden
Questo bel modello del 1870 , “The improved Dolly Varden” è della Johnson, Clark & Co, azienda americana fondata nel 1860 in Massachusetts che venne rilevata nel 1882 dalla New Home Sewing Machine Company e che iniziò ad uscire con il marchio The Gold Medal Sewing Machine Company.
In molte case, anche in quelle che non sono di un “matto che raccoglie cose strane o ferri vecchi”, possiamo trovare delle macchine da cucire ( o anche dette macchine per cucire o cucitrice ).
Ne possiamo trovare nei vari mercatini dell’antiquariato, ma penso che molte sia saltate fuori dalle varie soffitte o garage dei nonni.
In quasi tutte le case, infatti, una volta c’erano queste vecchie macchine da cucire, spesso vicino la finestra.
Erano davvero minimali, e gli accessori erano per lo più piccoli cassetto in cui venivano custoditi aghi, fili, spilli e bottoni di tutti i tipi.
Quand’eravamo piccoli, sicuramente in molti siamo rimasti colpiti e affascinati nel vedere mamma o nonna (che possiamo definire sarte provette) alle prese con le stoffe, mentre il pedale andava su e giù quasi melodicamente.
E magari spesso ci siamo chiesti come mai queste vecchie macchine non venissero buttate per prenderne una nuova.
Ci si cuciva di tutto, dai pantaloni (quante toppe alle ginocchia !!! ) alle camicie ai cappotti.
Allora era diverso, man mano che si cresceva i capi che erano diventati piccoli venivano passati al fratello più giovane, e tutto ciò era assolutamente normale, e forse anche queste
Antica Macchina da Cucire The Improved Dolly Varden
cose contribuivano a rendere una famiglia più unita.
In tanti ci siamo addormentato tante volte cullati dal suono della macchina da cucire su cui lavoravano dopo che tutti si era a letto, per confezionare gonne, camicie, pantaloni e quant’altro.
Sappiamo tutti che la macchina da cucire è un’apparecchiatura meccanica ( o oggi elettromeccanica ) impiegata per unire mediante una cucitura, stoffe o pelli attraverso il passaggio di uno o più (more…)
13 Marzo 2010
Tags: aspirapolvere, August Mittelsten Scheid, bachelite, brevetto, Carl e Adolf Vorwerk, Engelbert Gorissen, grammofono, Kobold, Modello 47, Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, scopa elettrica, storia, Vorwerk & Co, Vorwerk Folletto
Aspirapolvere oscopa elettrica Vorwerk Folletto Modello 47
Aspirapolvere o scopa elettrica Vorwerk Folletto Modello 47 brevetto matricola 26927 90 watt 160 volt
Perchè ho nella mia collezione anche questo utile (anche se ormai antico) accessorio?
Questo oggetto l’ho acquistato al mercatino dell’antiquariato di Soave.
Spesso chi guarda questo “cimelio storico” in vendita lo guarda come oggetto usato ma ancora utile, quindi con lo spirito di osservazione se può funzionare o no.
Io invece quando acquisto qualche oggetto che ritengo storico o importante, la mia prima osservazione è di guardare se l’oggetto è brevettato o no (se lo è più facile avere qualche documentazione storica relativa all’oggetto stesso – vedi anche precedente articolo relativo i Brevetti ).
Nella fattispecie del Folletto 47, poi, mi ha colpito il portasacchi che è di bachelite (quindi oggetto comunque interessante per la mia collezione di oggetti fatti in questo materiale – Vedi articolo sulla Bachelite ) , la presa di
corrente che ha le boccole sempre in bachelite ( questa è anche predisposta a lato del medesimo per accessori quali lampade e simili) e il manico smontabile ( per occupare meno spazi quando riposto ).
Inoltre essendo questo modello degli anni 30 l’ho paragonato ad altri due modelli più recenti che ho in casa ( di cui uno l’ho utilizzo per più di 40 anni ed è tuttora funzionante e ho pensato al valore storico del medesimo.
Ed in effetti copia di questo modello è esposto anche al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano proprio per il suo valore storico.
Infatti non tutti sanno che il primo apparecchio è nato negli anni successivi
Aspirapolvere oscopa elettrica Vorwerk Folletto Modello 47
alla crisi del 1929 dalla trasformazione di un grammofono!
Una circostanza che ha attirato l’attenzione del mondo scientifico, tanto che la serie storica degli apparecchi Vorwerk è stata (more…)
12 Marzo 2010
Tags: a indice, Allgemeine Electrizitäts Gesellschaft, Caligraph, cembalo scrivano, Giuseppe Ravizza, Hammond, macchina da scrivere, macchine a tasto unico, Museo della Macchine da Scrivere, Olivetti, Remington, The type writer, Underwood
Macchina Da Scrivere AEG Mignon
Macchina per scrivere a indice MIGNON AEG ( Allgemeine Electrizitäts Gesellschaft ) Deutsche Werke Berlin del 1903 .
Questo modello è apparso sul mercato sul mercato nel 1905.
Dal punto di vista tipologico, questa macchina può essere considerata sia ad indice posizionabile, dato che la scelta del carattere da stampare avviene mediante indice, sia ad elementi intercambiabili, visto che è possibile cambiare l’alfabeto sostituendo il cilindro portacaratteri e il quadrante.
Muovendo longitudinalmente il puntatore sul quadrante con la mano sinistra, si trasmette il movimento al cilindro che ruota nella posizione corrispondente al carattere selezionato. Abbassando il tasto destro il cilindro scatta in avanti, battendo il carattere sul foglio di carta nel rullo. Il tasto sinistro serve per la spaziatura. L’inchiostrazione avviene mediante nastro inchiostrato. Attraverso un sistema di scappamento, il carrello portacarta compie uno spostamento ad ogni battuta di tasto, permettendo la composizione di una riga.
Macchina Da Scrivere AEG Mignon
Le macchine per scrivere Mignon della A.E.G. furono le più diffuse tra le macchine a tasto unico, rimanendo molto popolari fino all’ultimo anno di produzione nel 1934, grazie alla semplicità del funzionamento, all’economicità e alla velocità di utilizzo; un operatore esperto poteva raggiungere infatti la velocità di 250-300 caratteri al minuto.
Il quadrante e il cilindro portacaratteri erano sostituibili per l’adattamento ai diversi (more…)
11 Marzo 2010
Tags: atellana, binocolo, binoculus, commedia, fabula, farsa, Galileo Galielei, Ignazio Porro, prismatici, prismi a tetto, prismi di Porro, rifrazione, storia, teatro, tragedia, tre unità aristoteliche, VIVA VERDI
Antico Binocolo da Teatro
Il binocolo è il più versatile strumento ottico per la visione binoculare e dall’uso più diretto.
E’ formato da un sistema di due cannocchiali o telescopi accoppiati, perfettamente paralleli per ottenere una visione binoculare che restituisce una porzione ingrandita dello spazio in direzione del quale è puntato l’oggetto.
Il termine binocolo deriva appunto dal latino binoculus, “due occhi”, e fa ovviamente riferimento alla possibilità di utilizzare entrambi gli occhi per lo strumento ed è questa la principale differenza rispetto al telescopio o al cannocchiale, il cui funzionamento è invece regolato sull’utilizzo di un solo occhio, dunque meno comodi ed ergonomici.
Possono essere a rifrazione o prismatici.
Nella parte anteriore di ciascun cannocchiale c’è l’obiettivo, una lente che raccoglie la luce, in quella posteriore c’è l’oculare, una lente più piccola che serve per ingrandire l’immagine.
I binocoli a rifrazione o da teatro hanno obiettivi di circa 2,5 centimetri di diametro e ingrandiscono le immagini mediamente fino a tre volte.
I prismatici hanno obiettivi più grandi e permettono ingrandimenti superiori. Esistono in commercio due categorie che si differenziano per il sistema di costruzione: i tradizionali e classici binocoli con prismi di Porro (dal nome dell’inventore, il fisico italiano Ignazio Porro) e quelli con prismi a tetto. Difatti un binocolo fornito di sole lenti darebbe immagini capovolte. Per ‘raddrizzarle’ vengono
Antico Binocolo da Teatro
usati dei sistemi di inversione costituiti da prismi.
I binocoli con prismi di Porro hanno la consueta forma allargata e complessità di costruzione più semplice, mentre i binocoli con prismi a tetto,dalla forma diritta e compatta, con gli oculari allineati con gli obiettivi, sono più complessi e richiedono livelli (more…)
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