Antica Pressa per Decotti e Infusi
Non ne ho capito subito la funzione….poi ho cercato qualche informazione.
E’ stata datata metà 800 e serviva per decotti e infusi.
Tutte le culture e le popolazioni sin dalla preistoria, prevedevo l’utilizzo di piante o estratti di piante come pratica terapeutica umana per la cura delle malattie o per il mantenimento del benessere. Decenni fa molto rilievo veniva dato alle piante e al loro potere curativo.
Il bergamotto, la verbena e il lupino, ad esempio, servivano a lenire i sintomi della malaria, la scilla marittima e la parietaria curavano la cirrosi del fegato e l’idropisia.
Alcune di queste soluzioni naturali vengono usate ancora oggi. Molti altri prodotti erboristici non avevano funzioni specifiche, non facevano né male né bene. Erano pressoché inutili.
In natura esistono circa 442.000 specie di piante. Si stima che oltre il 90% di esse contengano sostanze vitaminiche o complessi pro-vitaminici essenziali per la normale funzionalità bio-chimica umana.
Possiamo quindi iniziare a parlare di Fito-Terapia.
Questo termine significa letteralmente “terapia con la pianta” (dal greco: Fitos, pianta).
Essa è sempre stata patrimonio di chi voleva mantenere in vita i malati e, possibilmente, portarli alla guarigione.
Nell’Antichità, i conoscitori di questa tecnica erano i sacerdoti, ma da Ippocrate in poi i medici-erboristi ne fecero la “Medicina”, intesa nel senso moderno del termine, cioè come l’arte del saper somministrare dei precisi estratti di piante, scelte e dosate in base alle malattie diagnosticate agli infermi.
Le più antiche testimonianze di Fito-Terapia sono comunque egiziane, risalenti ad oltre il quarto millennio avanti Cristo, ma sono note anche testimonianze cinesi, tibetane e indiane: ad esempio, un testo erboristico cinese del terzo millennio avanti Cristo (Pen Tsao), comprendeva oltre un migliaio di rimedi naturali, e già allora venivano indicati in molti testi rimedi contro il Cancro; a tale proposito, anche in Occidente vi erano riportate le indicazioni più varie: fra queste, accanto alle diverse erbe consigliate, è importante ricordare che fin da allora Ippocrate di Cos affermasse che un tumore, se asportato chirurgicamente, aveva meno probabilità di guarire, mentre invece, se il paziente si sottoponeva ad una esclusiva dieta di erbe, senza farsi asportare il tumore, questi aveva più probabilità di guarire …
Questo ricorda qualche personaggio visto anche in TV a “striscia la notizia”….
Curare i pazienti con le Erbe era quindi il dovere di ogni medico, poiché le antiche sapienze che erano state di Plinio il Vecchio, e prima di lui, dei greci e dell’antica scuola alessandrina e orientale erano costruite sulla deduzione logica del processo fisio-patologico in atto, che richiedeva quindi una cura, cioè un rimedio basato sulle conoscenze mediche ufficiali di allora: migliaia di piante catalogate in base alle malattie che potevano curare, e la cui diagnosi, terapia e prognosi era affidata all’esperienza del singolo medico….
Così, nelle antiche conoscenze mediche, soprattutto greche, etrusche e romane, è facile intravvedere la capacità di condurre terapie senza impiego (apparente) di antibiotici, e di condurre persino complessi interventi chirurgici …
Gli antichi conoscevano benissimo molte erbe e piante, e sono rimasti famosi importanti trattati che dimostrano le loro profonde conoscenze mediche e chirurgiche, in guerra come in pace, dimostrando di poter fare a meno di antibiotici e di vaccini; così è utile soffermarsi su importanti trattati medici come l’”Erbario Greco” di Dioscoride, o la “Storia Naturale” di Plinio il Vecchio, accanto ad importanti testi dell’Età moderna, come ad esempio l’ancora valido “Herbario Novo” di Durante Castore, pubblicato a Venezia nel 1617: tutti libri ancora attuali come spunto di riflessione e di indagine sulle virtù medicamentose di molte piante, oggi purtroppo poco conosciute o addirittura dimenticate.
Nel medioevo la cura delle malattie si basa principalmente sull’utilizzo delle piante, dei minerali e sul riposo a letto. Venivano usati molto la menta, il papavero, l’aloe, il finocchio, l’olio, il giusquiamo, la canfora, l’arsenico, lo zolfo e tante altre ancora.
Gli unguenti erano molti e gli intrugli da prendere per bocca o da applicare sul corpo erano molto numerosi. Ad esempio per curare i polmoni si mangiavano ceci cotti nel latte di capra con burro e zucchero mentre per curare i tumori ghiandolari si facevano impacchi di fichi. Di fronte alle malattia gravi in realtà però non vi erano rimedi efficaci: basti pensare alla lebbra e alla follia.
Senza nulla negare alla Chimica organica che ha saputo riprodurre molecole così sterili da poterle impiegare agevolmente per iniezioni intra-muscolari, endovenose, intra-tecali o intra-arteriose, è necessario riconsiderare l’utilità di farmaci se da impiego non intra-parenchimale, ritenendo di gran lunga più efficace e curativo l’impiego delle piante in qualsiasi situazione di somministrazione non necessariamente e obbligatoriamente “sterile”, e comunque se compatibilmente alle nostre nozioni mediche moderne.
Oggi la Biochimica è ancora oggetto di studio approfondito, poiché l’evoluzione dei mammiferi, durato oltre 60 milioni di anni, è avvenuto fondamentalmente sull’utilizzo esterno di sostanze vitaminiche e pro-vitaminiche esssenziali di derivazione fondamentalmente vegetale, in una complessa sinergia d’azione che ancora oggi non è ben conosciuta nella sua dinamica endo-cellulare e soprattutto genomica (DNA).
Si ritiene pertanto che la grande maggioranza delle malattie attualmente note possano derivare, sostanzialmente, da semplici carenze vitaminiche: carenze che possono essere più o meno evidenziate da condizioni ambientali e da predisposizione genetica dell’individuo.
Si ritiene inoltre, che le vitamine e i complessi pro-vitaminici essenziali debbano ammontare ad almeno 13.000-15.000 sostanze diverse, oggi in gran parte ancora sconosciute.
Un po’ di foto…..:
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