Non Solo Ferri Vecchi - CONSERVAZIONE DELLA STORIA DELLA NOSTRA SOCIETA'

Attrezzi

5 Marzo 2010

Soffietto per pneumatici Pirelli in lattice

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Soffietto in Lattice Pirelli

La Pirelli fu fondata a Milano nel 1872, dall’ingegnere Giovanni Battista Pirelli. Inizialmente produceva articoli in gomma e si chiamava “Pirelli & C.”.

Dopo pochi anni entrò nel settore della produzione di cavi e agli inizi del 1900 in quello degli pneumatici.

Il primo pneumatico per automobile è del 1901.  Nel 1907 arriva la prima vittoria sportiva, con la Itala 35/45 HP nel raid Pechino-Parigi.
All’inizio del Novecento, inoltre, inizia l’espansione internazionale, prima in Spagna (1902), poi anche in Gran Bretagna (1914) e in Argentina (1919).

Negli anni venti ha inizio la presenza nelle gare automobilistiche, che è proseguita fino ai giorni nostri e che ha visto numerose vittorie di gran premi di Formula 1, Rally, Superbike e nella Mille Miglia.

Nel settore pneumatici, è da ricordare l’introduzione, agli inizi degli anni cinquanta, del radiale Cinturato (riproposto recentemente in versione supertecnologica ed eco-compatibile), e negli anni ottanta quella dello pneumatico ribassato.

Soffietto in Lattice Pirelli

Nel comparto dei cavi, le principali tappe tecnologiche arrivarono nel 1927, con la produzione del primo cavo con isolamento in olio, e negli anni ottanta con la realizzazione dei cavi a fibre ottiche.

Negli anni settanta il gruppo diede vita a una fusione con la britannica Dunlop, e nel 1986 tentò invano di (more…)

Bachelite

4 Marzo 2010

Vecchio Trasformatore elettrico in bachelite

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Vecchio Trasformatore in Bachelite

Posso affermare di avere anche io un piccolo museo che può ricostruire un po’ di storia dell’elettricità, con oggetti più disparati che vanno dai vari strumenti di misurazione, a trasformatori, fino ad arrivare ai più semplici interruttori sia di porcellana che di bachelite.
Quello di oggi è un vecchio trasformatore in bachelite ( vedi post precedente sulla bachelite )
Il trasformatore è una macchina elettrica statica (perché non contiene parti in movimento)  appartenente alla categoria più ampia dei convertitori.
In particolare il trasformatore consente di convertire i parametri di tensione (simbolo V unità di misura volt) e corrente ( simbolo A unità di misura ampere) in ingresso rispetto a quelli in uscita, pur mantenendo costante la quantità di potenza elettrica apparente  (a meno delle perdite per effetto dell’isteresi e delle correnti parassite).
Il trasformatore è una macchina in grado di operare solo in corrente alternata, perché sfrutta i principi dell’elettromagnetismo legati ai flussi variabili.   

Vecchio Trasformatore in Bachelite

È stato uno dei motivi principali della vittoria della corrente alternata di Tesla nella famosa guerra delle correnti contro Edison.
Le tappe storiche che portarono al’invenzione del trasfromatore furono le seguenti :   

Michael Faraday inventò il 29 agosto 1831 l’anello a induzione, il primo trasformatore. Egli lo usò per dimostrare i principi dell’induzione  elettromagnetica (more…)

Bachelite,Giocattoli

3 Marzo 2010

Visore View-Master Sawyer’s…molto più di un vecchio gioco

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Visore View-Maste Sawyer's

E’ un po’ che non parliamo di giocattoli…. e quindi mi sono guardato in torno… e ho trovato una cosa che parecchio tempo fa avevo aquistato in un mercatino….. 

A dire il vero, il primo pensiero quando l’ho visto è andato ai miei nipotini, e non ho pensato che avevo tra le mani si un giocattolo, ma anche un pezzo di storia della fotografia….e soprattutto della fotografia 3D. 

Stiamo parlando del visore View-Master, sistema di visione stereoscopica inventato da William Gruber e commercializzato per prima dalla Sawyer’s Photographic Service nel 1938. 

Il visore View-Master è costituito da due binocolini dotati di lenti, che permettono di mettere a fuoco a una breve distanza coppie di diapositive montate su appositi dischetti. I dischetti vengono inseriti in un alloggiamento caricandoli comodamente dall’alto (a differenza dei primi due modelli Sawyer’s), mentre una leva di avanzamento consente di passare alla coppia di diapositive successiva. 

 

Questi “slides” erano venduti in buste separate, ciascuna contenente tre dischi da 7 fotografie, per un totale di 21 immagini 3D e a colori. È proprio il numero di coppie dispari, che permette al visore di mostrare sempre e soltanto
le sette coppie “diritte”: saltando due diapositive ad ogni scatto, impedisce infatti di visionare le stesse diapositive “a testa in giù”.
Interrogato a tal proposito sul perché sia stato scelto il numero di 7 coppie, William Gruber rispose che semplicemente era il numero dispari di coppie di immagini alla distanza oculare, che potevano stare in un dischetto. 

Visore View-Maste Sawyer's

L’illuminazione viene normalmente fornita da un diffusore opaco, che permette alla luce naturale di retroilluminare le diapositive. Molto più raramente i visori sono dotati di illuminazione 

 autonoma, alimentata da una batteria o da alimentazione di rete. Questo tipo di sistema ottico, congiuntamente alle immagini riprodotte (more…)

Bachelite

1 Marzo 2010

Vecchio voltmetro in bachelite

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Voltmetro in bachelite

La bachelite , di cui vi ho già parlato in precedente post ( Vedi la bachelite ), per le sue qualità, è stata utilizzata molto in passato nel campo elettrico e/o elettronico.   

E’ infatti resistente all’elettricità, al calore, alla rottura e chimicamente stabile, nonchè isolante.   

Questo vecchio voltmetro ( funzionante ) in bachelite è uno dei moltissimo oggetti che ho trovato per i vari mercatini. Ne ho di tutti i tipi e dimensioni.   

Il voltmetro è uno strumento per la misura  della differenza di potenziale elettrico tra due punti di un circuito, la cui unità di misura è il volt con simbolo V. L’unità di misura possiede questo nome in onore del fisico
italiano Alessandro Volta. Insieme all’amperometro, wattmetro, varmetro, frequenzimetro, cosfimetro (o fasometro) e altri, è uno strumento per misurare le grandezze elettriche. Come per altri strumenti, i parametri fondamentali di un voltmetro sono tre (vedi strumenti di misura per grandezze elettriche): la classe di precisione (o classe), la portata, la risoluzione. Un altro parametro non meno importante è la tensione di isolamento. Di un  voltmetro occorre conoscere anche il tipo di tensione misurata: tensione continua, tensione alternata e in quest’ultimo caso se è solamente sinusoidale o anche a forme d’onda diversa.  

Voltmetro in bachelite

Il voltmetro può essere elettromeccanico o elettronico. I voltmetri di tipo elettromeccanico prelevano l’energia necessaria al loro funzionamento dal circuito stesso nel quale vengono inseriti; quelli elettronici utilizzano la grandezza da misurare (more…)

Attrezzi

Antico Rasoio in bachelite a molla Thorens Modello Riviera

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Rasoio in bachelite con
carica a molla

Se l’altro giorno vi ho parlato delle lamette da barba ( vedi post ) e ieri di un affilalamette in bachelite ( vedi post ), oggi non potevamo non includere ( anche se in futuro ne parleremo ancora ) un rasoio moderno… o quasi ! Quanti di voi infatti si sono mai fatti la barba con un rasoio in bachelite (vedi cos’è la bachelite ) con carica a molla ??    

Ed eccolo qua !    

Si tratta di un modello risalente ai primi anni 50 di un’azienda svizzera, la Thorens ( Brevetto : Registered design number 876,564, patent application number 30106/52 (1952) patent number 748,126 (1956).   

Rasoio in bachelite con carica a molla

  

Questa è una azienda storica, fondata nel nel 1883 a St.Croix, dal signor Hermann Thorens per la fabbricazione di ‘scatole musicali’ e movimenti sonori.    

Questa è la ragione per la quale non è infrequente trovare, all’interno dei carillon antichi, un movimento chiaramente marcato Thorens. Nel corso degli anni successivi la casa svizzera fabbricò anche accendini (dal 1913), armoniche (1914), pick-up (1929) radio da tavolo e da pavimento (1933), e persino rasoi (more…)

Bachelite

28 Febbraio 2010

Antico affilalamette a corda in bachelite e storia dei rasoi

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Affilamette a corda in bachelite

Se ieri vi ho parlato delle lamette da barba, oggi non posso non parlarvi di come le lamette una volta venivano affilate e quindi riutilizzate.  

E tra tutti i miei ferri ho quindi trovato un affilalamette a corda acquistato in un mercatino dell’antiquariato.
Il mondo del collezionismo collegato alla rasatura abbraccia  infatti, come abiamo visto ieri, la pubblicità sulle confezioni ed espositori di lamette ma anche  l’insieme dei vari accessori che costituivano il corredo degli antichi negozi da barbiere,  quali affila-lamette, bacili da barbiere, pennelli da barba, contenitori per lame usate, scatoline in latta serigrafata, antichi rasoi a mano libera ed anche elettrici, sedie professionali e seggiolini,  stampe  pubblicitarie,  calendarietti profumati, targhe e insegne, astucci in pelle, bauletti vari porta-accessori, ecc…  

In questo caso si tratta di un affila lamette da viaggio, in bachelite ( vediprecedente post sulla bachelite) degli anni 40.  

Le dimensioni sono 6 x 3,5 cm  ed è composto da due “valve” . La lametta viene posizionata tra quattro pettini di materiale leggermente abrasivo e trascinata in un movimento circolare e longitudinale da i due perni eccentrici che sono posti in rotazione da un sistema di ingranaggi a sua volta mossi dal movimento di trascinamento della cordicella .

Affilamette a corda in bachelite

 

Si inserisce la lametta, si chiude, si tira il cordoncino (more…)

Collezioni

27 Febbraio 2010

Le mie “Mini Collezioni” : le Lamette da Barba e la Lamettofilia

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Collezione di Lamette da Barba

Qualunque collezionista sa bene quanto sia difficile spiegare il perchè si sia tanto appassionato a ciò che costituisce l’oggetto della propria raccolta.  

Forse è questione di cromosomi ( come sembra sia stato scoperto di recente ), o forse si tratta di una sorta di malattia…
Qualunque sia il motivo, in breve, ci si ritrova talmente coinvolti da dedicare molto denaro e molto tempo libero alla ricerca, alla catalogazione, allo studio e all’esposizione in bella mostra della propria collezione.  

Nel mio piccolo ho fatto raccolte di un po’ di tutto :  francobolli, monete, chiavi, cavatappi, cartoline ecc…..
Ne ho veramente di tutti i tipi. Non sono delle enormi collezioni….anzi….e proprio per questo le definisco minicollezioni
Ma spesso nelle mie umili collezioni troviamo comunque pezzi rari o quanto meno originali in quanto cerco sempre il più possibile di tralasciare il “comune” o “popolare”.  

 

Tra queste, non potevano mancare di certo Le lamette da barba ( più che altro la bustina che le contiene ) .  

Credo siano uno dei tipi di collezionismo più coinvolgenti, più colorati : quelle illustrazioni un po’ fuori moda, inconsciamente riportano ai tempi dell’infanzia, alle prime raccolte di figurine o francobolli.  

Un’altra delle molle che spingono ad appassionarsi così fortemente a questo genere di collezionismo è sicuramente, come per le cartoline e per i francobolli, anche nella possibilità (more…)

Attrezzi

26 Febbraio 2010

Il Cardatore o Scardasso e lavorazione della Lana

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Antico Cardatore o Scardasso

Ecco un altro oggetto trovato in un mercatino dell’antiquariato. Un oggetto molto semplice ma a prima vista anche molto inquietante.
Ed in effetti è uno strumento professionale di uso quotidiano che in passato è stato utilizzato anche come oggetto di tortura.E’ un antico cardatore…..fatto in legno su cui è fissato un pezzo di ferro circolare su cui, a sua volta, sono infilati una moltitudine di ferri che possono sembrare anche chiodi.  

Ma cosa serviva ??  

Il cardatore è un oggetto utilizzato in una delle varie fasi della lavorazione della lana.  

La lana è una fibra tessile naturale che si ottiene dal vello di ovini (pecore e di alcuni tipi di capre), conigli, camelidi (cammelli) e alcuni tipi di lama. Essa si ottiene attraverso  l’operazione di tosatura, ovvero taglio del pelo, che per le pecore avviene in primavera ( .. dopo che il periodo invernale ha incrementato la crescita della lana per proteggere l’animale dal freddo). La lana che si viene ad ottenere viene definita lana vergine. La tosatura costituisce un momento di socializzazione particolare nella vita della comunità pastorale oltre ad un momento particolare della economia pastorale. Un altro metodo per ricavare la lana è quello di recuperarla dopo la macellazione della pecora stessa. 

La lana che si ricava si chiama lana di concia.
L’industria inoltre riutilizza la lana ricavata dagli scarti di produzione; si parla in questo caso di lana rigenerata.  

La lavorazione della lana era opera dei Lanaioli, i quali però non facevano tutto loro, e molte delle varie lavorazioni intermedie venivano svolte da altri artigiani con compiti specifici.  

La prima operazione cui era sottoposta la lana era la smistatura, ossia la scelta e la separazione delle diverse parti del vello di pecora; a seconda del tipo di tessuto che si doveva produrre, infatti, si impiegavano diverse qualità di lana. La più fine e raffinata era quella usata per confezionare i panni delle botteghe più importanti.  

Segue il lavaggio. Chiaramente la lana appena tosata risulta sporca e va ripulita : la lana tosata dai diversi allevamenti ovini viene raccolta dalle donne per essere sottoposta a lavaggio, con abbondante acqua fredda e, solo se necessario, un po’ di sapone (acqua calda e sapone fanno
infeltrire la lana). A seconda delle varie tradizioni e località, spesso come detergente in (more…)

Bilance

24 Febbraio 2010

Antica Bilancia Stadera o Bilancia Romana

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Antica Stadera o Bilancia Romana

È da 2000 anni la regina del commercio e dei mercati: versatile, robusta, facilmente trasportabile. Per chi ne fosse interessato consiglio precedente post con Breve Storia delle Bilance

La stadera è una bilancia di origine romana basata sul principio delle leve.
È costituita da una leva a bracci diseguali (giogo) e da un punto mediano (fulcro) che, in genere, si presenta fisso. 

Antica Stadera o Bilancia Romana

Sul braccio più lungo, che può recare una o più scale (in genere 2), scorre un peso detto romano; su quello più corto può esservi o un piatto o un gancio recanti l’oggetto o la (more…)

Bilance

23 Febbraio 2010

Bilancia Pesa-Lettere e breve storia della bilancia

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Bilancia Pesa-Lettere

La più antica bilancia è la nostra mano. Una mano ben allenata può avere una sensibilità tale da apprezzare le variazioni di qualche milligrammo.
L’onestà o, meglio, la disonestà di qualche frettoloso pesatore ha richiesto, fin dall’antichità, che si stabilissero “pesi e misure” in modo che nessuno potesse essere vittima di inganni e abusi.

Omero e la Bibbia menzionano l’esistenza della bilancia costituita da un semplice “giogo” a due bracci la cui uguaglianza era la regola-base della precisione.
Ma, presto, ci si rese conto che il principio fondamentale dell’equilibrio era il rapporto “peso x lunghezza”, constatazione alla base della precisione della bilancia romana e della bascula.   

Simbolo di equilibrio nel giudizio e di onestà morale, le prime rappresentazioni di bilance risalgono all’VIII secolo avanti Cristo. Un bassorilievo egizio rappresenta un precettore nell’atto di mostrare agli allievi una bilancia. Un’anfora greca del 600 A.C. ha come decoro una bilancia. Delle iscrizioni egiziane del 500 A.C. rappresentano delle bilance. Nella chiesa di San Pietro di Spoleto, eretta nel 1200, fra i bassorilievi appare, simbolica, una bilancia. Nel XVII secolo esistono soltanto due tipi di bilance: quella “a bracci uguali”, spesso fragile e di debole portata, e la “romana” a bracci diversi, più robusta ma poco precisa   

 

Nel 1670 Gilles Personne (o Personnier) de Roberval, matematico, specialista di meccanica e fisica, membro dell’Accademia Reale di Scienze sotto il regno di Luigi XV, avendo osservato come nelle transazioni commerciali l’eccessiva rapidità della pesata andasse a scapito della precisione e dell’onestà, studiò delle bilance che permettessero di appoggiare gli oggetti non più in un posto preciso, ma in una zona più estesa. Roberval arrivò a costruire un “giogo” a forma di rettangolo, deformabile sotto la “carica” del peso secondo un preciso (more…)

Attrezzi

22 Febbraio 2010

Spannocchiatori in ferro del 1800 per granoturco (mais)

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Spannocchiatori in ferro del 1800

Spannocchiatori in ferro del 1800 

Tra tutti i miei ferri vecchi, ad esclusione di parecchi chiodi e qualche chiave, forse questi spannocchiatori in ferro del 1800 per granoturco sono tra gli oggetti più semplici, ma con alle spalle una tradizione di secoli carica di colori, profumi, suoni, poesia… 

Il Mais ( nome italiano della Zea Mays, specie del genere Zea ) è chiamata anche grano turco, granoturco, formentone, frumentone, grano d’India, granone, melone, polenta, ecc.. Numerose e commiste sono le varietà e razze italiane e veramente ottime per i loro caratteri. E’ una pianta originaria dell’America e propriamente degli altipiani del Perù, della Bolivia, dell’Equador; fu introdotto in Europa da Cristoforo Colombo in seguito alla scoperta di quel Continente dove era largamente coltivato dalle tribù indiane.
Attualmente è una coltura che si è diffusa in tutto il mondo. 

Appartiene alla famiglia delle graminacee; è una pianta a sessi separati, ad infiorescenza a pannocchia, alta fino a tre metri, con foglie sessili spadiformi. L’infiorescenza maschile è all’apice, quella femminile è nella pannocchia. Questa specie di spiga è avvolta da una serie di brattee che formano il cartoccio che viene asportato dopo la raccolta della pannocchia. 

Il prodotto del mais viene impiegato per uso alimentare umano e zootecnico, per uso industriale in quanto se ne estrae, oltre alla farina, l’amido di granoturco e l’olio di granone (usato in saponeria, nella finitura del cuoio e come lubrificante), il quale, se raffinato, serve ad uso alimentare sia puro che miscelato. 

Con i chicchi del mais, fatti macinare al mulino, si ottiene la farina gialla, con la quale si fa la polenta.
Nella nostra zona la polenta ( ora comunque molto apprezzata come contorno ) si mangiava qualche volta durante l’inverno e solo le famiglie più povere ( che tuttavia non erano poche ) erano costrette a mangiarla piuttosto spesso (e molte volte anche come unica portata ). 

Spannocchiatori in ferro del 1800

Per quanto riguarda l’uso della farina di mais (more…)

Telefoni / Centralini

20 Febbraio 2010

Antico Telefono a Manovella Western Electric Company e breve Storia

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Telefono Manovella Western Electric Company

Le foto in questione sono relative di un Antico Telefono da Parete a Manovella in Legno della Western  Eletric Company….. ma chi è questa ???

e ……a quando risale il telefono ??? 

Negli stessi anni del telegrafo elettrico, inventori e scienziati propongono uno strumento nuovo e più  potente: nasce il telefono, capace di trasportare la voce umana a distanze sempre crescenti.
Inizialmente immaginato come naturale sostituto del telegrafo, diventa un mezzo di comunicazione per tutti, in grado di modificare le abitudini sociali e ridisegnare le relazioni. 

Telefono a Manovella Western Electric Company

Nel 1871 Antonio Meucci (1808-1889) brevetta il telefono, o meglio il “telettrofono“, un sistema di trasmissione che però, anche per l’inadeguatezza del microfono, funziona solo su brevi distanze. 

Il primato spetta comunque ad un valdostano, Innocenzo Manzetti, che riuscì a realizzare un apparecchio elettrico in grado di comunicare a distanza già intorno il 1860, ma senza riuscire a sviluppare ulteriormente il progetto. Manzetti battezzò la sua invenzione, basata sull’induzione elettromagnetica, “télégraphe parlant“. Come riportano numerose testimonianze (more…)

Oggetti Vari

19 Febbraio 2010

Antico Acchiappamosche in Vetro o Moschera o Ciapamosche

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Antico Acchiappamosche o Moschera

 

La presenza delle mosche si è drasticamente ridotta nei piccoli e grandi centri con la trasformazione della societa agricola e quella industriale. Oggi mucche, pecore, capre e galline non attirano più massicciamente questi fastidiosi insetti ( anche se ben rimpiazzati dalle zanzare ) in quanto confinate nelle campagne. Ma tanti anni fa non era così.  

La battaglia quotidiana contro le mosche aveva quasi il sapore di un corpo a corpo, con mezzi semplici e non meccanici.

In alternativa alla ripugnante carta moschicida, spesso appesa ben in vista nei punti strategici dell’abitazione, c’era l’acchiappamosche in vetro, o “moschèra” o “ciapamosche”.  

Questo era un oggetto di vetro (quello della foto risale all’800 ), di forma panciuta, con parte inferiore concava, poggiante su 3 piedini.  

Antico Acchiappamosche o Moschera

 

Posta al centro del tavolo con acqua mielata, acetata o zuccherata, ( sia all’inteno della bottiglia e/o su un piattino subito sotto la sua apertura sul fondo ) e tappata con il proprio tappo. Mosche e altri insetti venivano attirati dai profumi e quando se ne volavano via entravano nella bottiglia. Non trovando l’uscita venivano così catturati (more…)

Presse

14 Febbraio 2010

Antica Pressa per Decotti e Infusi

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In un mercatino dell’antiquariato ho trovato questa bella pressa tutta in legno e ferro…..  

Antica Pressa per Decotti e Infusi

Non ne ho capito subito la funzione….poi ho cercato qualche informazione.  

E’ stata datata metà 800 e serviva per decotti e infusi.  

Tutte le culture e le popolazioni sin dalla preistoria, prevedevo l’utilizzo di piante o estratti di piante come pratica terapeutica umana per la cura delle malattie o per il mantenimento del benessere. Decenni fa molto rilievo veniva dato alle piante e al loro potere curativo.
Il bergamotto, la verbena e il lupino, ad esempio, servivano a lenire i sintomi della malaria, la scilla marittima e la parietaria curavano la cirrosi del fegato e l’idropisia.  

Alcune di queste soluzioni naturali vengono usate ancora oggi. Molti altri prodotti erboristici non avevano funzioni specifiche, non facevano né male né bene. Erano pressoché inutili.  

In natura esistono circa 442.000 specie di piante. Si stima che oltre il 90% di esse contengano sostanze vitaminiche o complessi pro-vitaminici essenziali per la normale funzionalità bio-chimica umana.  

Possiamo quindi iniziare a parlare di Fito-Terapia.  

Questo termine significa letteralmente “terapia con la pianta” (dal greco: Fitos, pianta).
Essa è sempre stata patrimonio di chi voleva mantenere in vita i malati e, possibilmente, portarli alla guarigione.  

Antica Pressa per Decotti e Infusi

Nell’Antichità, i conoscitori di questa tecnica erano i sacerdoti, ma da Ippocrate in poi i medici-erboristi ne fecero la “Medicina”, intesa nel senso moderno del (more…)

Macchine Varie

13 Febbraio 2010

Antica Ghiacciaia REX

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Antica-Ghiacciaia-Rex

Ghiacciaia in legno anni 20/30, ha un’apertura superiore dove venivano infilati i blocchi di ghiaccio,  ed uno sportello frontale. Ha gli interni zincati, maniglia di chiusura e cerniere tutti originali. Sul frontale, la nota marca REX.
A metà  900, il frigorifero era di legno, ed era ancora un bene di lusso.

La struttura  esterna era simile a quella del modello standard di adesso:
parte frigo sotto e piccola parte freezer sopra, che in realtà era un buco in cui veniva messo un blocco di ghiaccio il quale permetteva al cibo contenuto nella parte sotto di restare fresco.La parte sotto era generalmente divisa in
due o tre scomparti.  

Antica Ghiacciaia REX

I lettori non più giovanissimi ricorderanno senz’altro i tempi in cui, specialmente d’estate, si vedeva per le strade qualche garzone che di buon passo, sulla spalla ricoperta da un panno, trasportava lunghe barre di ghiaccio gocciolante, destinate a quegli antenati dei frigoriferi che portavano appunto il nome di ghiacciaie.  

Le tecnologie più moderne hanno cancellato quell’usanza: il freddo e il  ghiaccio vengono assai più comodamente prodotti in casa e delle  barre di ghiaccio non si sente più la necessità.
Eppure quel commercio aveva segnato in una certa misura, a partire almeno dal Seicento, uno degli aspetti della modernità.  

Mi ricordo che arrivava un uomo con un carrettino a tre ruote che conteneva una decina di blocchi di circa un metro (more…)